sabato 30 giugno 2012

da dove vengono i pensieri ? gestione auto-consapevole

cosa dire del pensiero ?
spesso ci troviamo a vivere distrattamente, senza accorgerci dell'immenso lavoro che avviene nella mente.
pensiamo d'essere spontanei, e forse lo siamo, e agiamo seguendo pensieri più o meno istintivi.
ma cosa sono i pensieri ? e sopratutto da cosa derivano ?
mi capita spesso quando sono in meditazione di avere il vuoto mentale per qualche istante o, quando sono fortunato, per qualche minuto. puntualmente però qualche pensiero sbuca all'improvviso sulla coscienza.
non ho mai fatto molto caso a questo fenomeno finchè un giorno mi sono chiesto : ma questo pensiero da dove arriva ? non l'ho pensato io consapevolmente, l'unica cosa che ho fatto sul quel pensiero è stato essermene accorto. realizzare la sua esistenza in me.
nel momento in cui io decido di pensare allora i pensieri che noto provengono da me stesso, ma nel momento  in cui io non ho intenzionalmente pensato... beh è tutto un altro discorso. un conto è pensare ad un bicchiere d'acqua un conto è "ricevere" il pensiero senza averlo scelto...

e quindi oggi mi domando : da dove hanno origine i pensieri  ? chi è il vero decisore della nostra vita ?
ci troviamo a passeggiare e una miriade di pensieri investono la nostra mente; che scopo hanno ? da dove arrivano ?

probabilmente i pensieri sono trasduzioni di bisogni, i nostri bisogni alla fine sono : sopravvivenza, riproduzione, benessere.  tutti i sentimenti e le emozioni che proviamo sono legati a questi bisogni.
questi bisogni determinano il nostro agire al fine di conoscere il mondo ed adattarci. quindi io penserò alle ragazze che conosco o alla mia ragazza ( nel momento in cui un impulso riproduttivo viene tradotto in pensiero ) penserò al cioccolato se questo è un piacere che conosco, e non penserò alla coca-cola se questa bevanda mi è sconosciuta. ed avrò tantissimi pensieri legati a come sopravvivere al meglio nel mondo.

la maggioranza dei pensieri che produco saranno quindi di origine automatica, in parte dettata dalle mie conoscenze e dalle esperienze ed in parte dettata dalle strutture mentali che possiedo in quanto organismo umano, con una particolare configurazione neuronale ( tipica della mia specie ).

l'esercizio dell'autoconsapevolezza altro non è che il diventare consapevolmente osservatori del lavoro della mente e , nel migliore dei casi, divenire consapevoli di sè e quindi determinare le proprie scelte in modo consapevole.  spesso noi agiamo con il pilota automatico : seguiamo routine di vario tipo senza neppure dare il nostro consenso alle azioni.
accendiamo una sigaretta sovrapensiero, beviamo del caffè, apriamo il frigorifero senza sapere perché, camminiamo in determinati modi, rispondiamo alla gente con determinati stili, siamo accondiscendenti o oppositori, amiamo o odiamo tutti, proviamo rabbia e così via senza assolutamente averlo deciso.

come mai ?

probabilmente, in parte per rispondere ai nostri bisogni ed in parte appellandoci alle esperienze pregresse, interpretiamo la realtà in un dato modo e strutturiamo una serie di risposte comportamentali.
bel pasticcio allora, viviamo senza consapevolezza per la maggioranza del tempo. schiavi di automatismi...

se però noi facciamo un passo indietro e ricordiamo d'essere osservatori della mente, possiamo accorgerci di tutti i suoi meccanismi, delle dinamiche che innesca e , se stiamo attenti e siamo sinceri con noi stessi, possiamo addirittura vederne le radici.   e dopo ?
dopo abbiamo il più grande dei poteri : possiamo scegliere consapevolmente come muoverci nel mondo e determinare le nostre scelte con assoluta, o quasi, consapevolezza.

a cosa serve questo lavoro ? serve a staccarci dagli schemi automatici e determinare la propria vita consapevolmente, serve a fare la differenza fra il vivere come automi schiavi dei circuiti neurali preferiti, e iniziare a divenire artefici e padroni del nostro sè.
aumentando la potenza di auto-osservazione e imparando a rilassarci, possiamo addirittura entrare nei meandri della mente e perderci nei suoi mondi come vigili esploratori di un universo sconosciuto : il proprio sè.