tutti noi giudichiamo, gli animali stessi giudicano.
il giudizio si divide in fasi, c'è la prima impressione, la sua evoluzione, il suo distacco e quello stabile.
sono tutti sbagliati !
la prima impressione solitamente è il riflesso di noi stessi, etichettiamo nell'altro ciò che sappiamo di noi stessi, vediamo noi stessi nell'altro detto in sintesi. la prima impressione è necessariamente sbagliata.
la sua evoluzione non può che essere una porcheria, partiamo da una base errata e su questa creiamo giustificazioni costanti basandoci sulla nostra sensazione di attrazione o repulsione. in sintesi, ci appelliamo a bisogni e routine e creiamo costruzioni psichiche di giudizi ed etichette per avere una motivazione relazionale ( che sia con un evento, un fatto, una situazione o una persona ).
le menti più sottili riconoscono questi giochetti e si distaccano dalle prime impressioni e delle loro evoluzioni e, indagando analiticamente, cercano di capire la situazione, la persone o quello cui ci stanno rapportando.
la fase del distacco è la fase dell'umiltà e dell'intelletto, riconosciamo il nostro limite comprensivo.
purtroppo però qui la mente ci tende un inganno, capire un'altra persona usando la mente è impossibile, ci si può avvicinare di striscio ma non si può avere un quadro di insieme. troppe sono le influenze sul giudizio e sui ragionamenti, il nostro vissuto, le associazioni emotive, la nostra conoscenza in merito a determinate cose, il nostro umore del momento, le nostre tendenze di base, la nostro routine e le nostre credenze circa noi stessi e il mondo esterno. però purtroppo molte persone poi credono di avere capito totalmente l'altro, qui si giunge al giudizio statico, stabile : cristallizzato.
come uscire da questo labirinto di etichettatura ?
occorre riconoscere il limite della mente, essa etichetta per associazioni conosciute e incerte, parziali, spesso errate.
se una persona è arrabbiata, parlerà con rabbia. magari è arrabbiata perchè associa certe cose nella sua mente o perchè ha bisogno di essere arrabbiata, etichettarla come rabbiosa, inferiore o altro non è che un altro errore percettivo della mente del giudice. o credere che una persona timida sia timida per Tot motivi o presumere di sapere quello esatto è un altro errore. cercare di giudicare o etichettare è una perdita di tempo ed energie mentali che potrebbero venire usate in altri modi piu propedeutici all'evoluzione individuale.
il giudizio perfetto è il non giudizio, è la constatazione. sei arrabbiata? bene il giudizio perfetto è : in questo momento questa persona prova l'emozione rabbia per motivi e cause che IO NON POSSO SAPERE.
una persona vive con odio? quella persone affronta la vita con odio, punto e basta, non bisogna etichettarla, escluderla, giudicarla ecc perchè facendolo non facciamo che rapportarci a quella persona secondo script comportamentali nostri, associazioni mentali errate che deteniamo in memoria.
se l'uomo si apre all'osservazione distaccata della realtà, coglie aspetti che il ragionamento fine a se stesso non potrà mai cogliere, specie quello logico. si apre al dispiegarsi di un mondo completamente diverso, decisamente più bello, in cui le risposte alle grandi domande esistenziali si trovano già belle e impacchettate e pronte all'uso. ma attenzione a non cadere nei tranelli della mente..
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